sabato 28 giugno 2008

BOSTON ENICHEM 1986




venerdì 27 giugno 2008

Derby '86: - 26

Altra bell'immagine del tifoso che ci ha inviato la foto di Flavione.
Questo è un ritaglio del Corriere dello Sport Stadio, 15 ottobre 1986. Allibert-Boston 67-93...


Intanto i giocatori che hanno trionfato nel campionato di C2 si sono ritrovati per una cena a Villa Lloyd. Qui notizie e foto.

mercoledì 25 giugno 2008

ARTICOLI VINTAGE: Il Primo comandamento

Per la serie articoli vintage, con questo articolo di Renzo Marmugi sul Tirreno del 5 novembre 2004 ricordiamo qui la figura di Giancarlo Primo (scomparso nel 2005). Passato da coach sia in maglia Libertas (la sfortunata Birra Peroni della retrocessione dell'84-85) che in maglia PL.

LIVORNO. Ottant’anni, un traguardo personale che vale una medaglia. L’ha tagliato ieri Giancarlo Primo, il “professore”, un uomo che negli anni Settanta ha traghettato il basket italiano fra le potenze mondiali. Giocatore di buon livello del dopoguerra, 37 volte azzurro, poi l’amore per la panchina, l’ingresso nel Settore squadre nazionali. Una grande mamma che l’ha fatto crescere al timone della nazionale femminile e come assistente di Nello Paratore, il ct degli uomini. Giancarlo Primo salì in cima alla piramide dopo i Giochi di Città del Messico 1968, restando al timone del gruppo maschile fino al 1979.

Il basket deve molto a questo signore sempre educato, dai modi gentili, ma anche riservato, chiuso. Fu Primo a trasformare la pallacanestro in basket, il teorico di un gioco più moderno. Il suo libro “La difesa” è stato imparato a memoria dagli allenatori di tutto il mondo, “L’attacco” chiuse il cerchio. Nei suoi dieci anni azzurri Giancarlo Primo (in queste foto da coach Squibb) consentì all’Italia di occupare stabilmente il ruolo di quarta potenza mondiale in tempi dominati dagli Stati Uniti, ma dove anche l’Urss era di una forza pressoché imbattibile e la Jugoslavia cominciava a sfornare generazioni di fenomeni. La piccola Italia prese due bronzi europei ( ’73 e ’75), due quarti posti mondiali, un altro quarto ai Giochi di Monaco. Non ha avuto molta fortuna, il professore, mai salito sul podio olimpico e mondiale per episodi sempre girati dalla parte sbagliata: canestri da metà campo, finali perse di un punto, un credito con la fortuna sempre aperto.

Giancarlo Primo è passato anche da Livorno, sponda PL, venti partite nel 1980-’81 per salvarla in A2, restò l’anno dopo con Grochowalski e Meister, quindi salì a Cantù portando la Squibb alla Coppa dei Campioni 1983, nella finale contro il Billy Milano di Dan Peterson. Non andò bene invece con l’altra Livorno, la Birra Peroni (1984-’85) di Jeelani e Restani, ma si ricorda ancora dei rapporti con l’ingegner Boris. Ha chiuso la carriera dove aveva cominciato, a Roma, intuendo da solo, prima che lo dicessero gli altri, che il film della sua vita di allenatore era ormai ai titoli di coda.

Oggi questo distinto signore nato il 4 novembre 1924 vive in un residence a Nepi (Viterbo), dove si è ritirato dodici anni fa. «Non ce la facevo più a stare in centro a Roma - dice al telefono con la solita gentilezza -. C’è troppo caos, meglio abitare qui, un posto a misura d’uomo e dall’aria buona». Basta nominare la parola basket e Giancarlo Primo torna all’amore di sempre, la nazionale. «Sono veramente soddisfatto per la medaglia d’argento di Atene. Un risultato molto importante, ottenuto con un gruppo di giocatori di discreto livello e che dà ragione alla politica di Recalcati, sempre alla ricerca di nuovi elementi da inserire nel giro azzurro».


Si riconosce in questo basket? La risposta è secca: «Bisogna che ci calmiamo con tutti questi stranieri che tagliano la strada ai nostri giocatori. Un buon materiale umano c’è anche qui, perché non cerchiamo di valorizzare gli italiani?». La domanda si perde nel tramonto di una giornata di festa, gli ottant’anni del professore. «Ho ricevuto un milione di telefonate - dice con un sorriso -. Mi hanno chiamato tanti ex azzurri: Meneghin, Marzorati, Della Fiori, Bisson, Flaborea, Zanatta e altri. Mercoledì sera la Fip ha organizzato una piccola festa in un ristorante, poi è venuta la Rai a casa per un servizio tv. Fa piacere che qualcuno si ricordi ancora di me».

Già, perché Giancarlo Primo ormai è un signore di campagna che va in bicicletta, sta con gli amici, passeggia, si rilassa. «Purtroppo sei anni fa sono rimasto vedovo e di andare a Roma alle partite non ho più molta voglia: il PalaEur mi piaceva, ma al palazzetto piccolo c’è troppa confusione. Preferisco abbuffarmi davanti alla tv, e per fortuna ora di partite se ne vedono parecchie». In compenso la Nazionale e il ct Recalcati hanno pensato ancora di lui. Lunedì andrà a Perugia, al raduno Under 20, per insegnare alle giovani promesse del basket. Guai dimenticare le nostre radici.

Renzo Marmugi

martedì 24 giugno 2008

Flavione '87

Un tifoso libertassino ci ha inviato tante belle foto anni '80. Grazie! Ecco la prima... Flavione '87



lunedì 23 giugno 2008

Il 25 giugno col Tirreno video del derby amarcord

dal forum

"Volevo poi ricordare a tutti i malati di derbyte che mercoledì 25 giugno (domall'altro) uscirà con Il Tirreno il DVD sul derby amarcord. All'interno potrete trovare una sintesi sulla serata, l'intervista doppia Fantozzi - Bonaccorsi, il video saluto di Jeelani, l'intervista a Addison, il backstage con il dietro le quinte e i fuori onda dell'intervista doppia , e l'intervista al Prof. Vizzoni che spiega come verranno impiegati i soldi ricavati. Io e, soprattutto, il produttore speriamo di aver fatto un buon lavoro e che gli appassionati di basket lo apprezzino. Naturalmente aspetto commenti e critiche sul DVD all'interno di questo forum o su "Ir canestro era bono". Ciao a tutti e forza Libertas!!!"

Nico1981

Intanto alcuni dei nostri hanno partecipato (i "Messicano") alla Summer League di Pontedera
Le foto della Summer League

Ecco come (salvo cambiamenti nei prossimi giorni) si presenterà il girone della Libertas per il prossimo campionato:

GIRONE E

A. S. Dil. Costone Siena Siena (Si) TOSCANA

Juve Pontedera Pontedera (Pi) TOSCANA

US. D. Fides P. Montevarchi Montevarchi (Ar) TOSCANA

A. Dil. C. S. Alberto Galli San Giovanni Valdarno (Ar) TOSCANA

A.Dil. Basket San Vincenzo San Vincenzo (Li) TOSCANA

A. Dil. Basket Reggello Reggello (Fi) TOSCANA

Club. Sp. Pall. Empoli Empoli (Fi) TOSCANA

A.S.D. Pall. Fiorentina Affrico Firenze (Fi) TOSCANA

A.S. Dil. Colle Basket Colle Val d’Elsa (Si) TOSCANA

Pall. Monsummano Monsummano Terme (Pt) TOSCANA

Basket Don Bosco Figline Figline Valdarno (Fi) TOSCANA

CUS Dil. Siena Siena (Si) TOSCANA

A.DIL. Libertas Liburnia Basket Livorno TOSCANA

A.S.D. Basket Golfo Piombino (Li) TOSCANA

A.S. Dil. Robur et Fides Sassari Sassari (Ss) SARDEGNA

A.S.D. Olimpia Cagliari Cagliari SARDEGNA

sabato 21 giugno 2008

venerdì 13 giugno 2008

ERA UN BASKET

Pubblichiamo questo commento di un anonimo perchè merita davvero. (Ma perché non vi firmate?) Accanto ci mettiamo un cimelio storico... (12 novembre 1989, la Philips torna a Livorno...)


Era un basket diverso, molto tecnico, poco fisico, dove spesso vedevi giocatori "tondi" e sgraziati, tipo Sacchetti o Innocentin, che erano manuali del gioco; era un basket "nazionalista", nel senso che ogni squadra aveva solo 2 stranieri, che erano poi quelli che spesso determinavano i risultati e il gioco, se erano slavi facevi il corri e tira, se bianchi più razionali e tecnici, se neri più atletici e reattivi...

era un basket di specialisti, ognuno aveva un ruolo e un compito, c'era il difensore, il tiratore dalla lunga,il play che ragionava e quello che correva, il sesto uomo e il lungo di riserva...era un basket dove società senza soldi potevano ambire a vincere qualcosa o cmq essere competitive, c'era più passione e meno commercializzazione...

oggi tutti hanno il fisico,ma tecnica poca, tutti hanno i pantaloncini lunghi,i tatuaggi e le scarpe ipertecnologiche; gli italiani in squadra sono rari e quasi mai decisivi, son quasi tutti neri e tutti sanno fare tutto, ma nessuno lo sa fare bene...oggi se non hai dietro un gruppo forte non fai nemmeno la B... tutti puntano ai soldi e ignorano i sentimenti...

forse cari amici libertassini e piellini non è stato un male che i NOSTRI MOMENTI siano finiti in quella estate di tanto tempo fa'... quegli ANNI, quei RICORDI, quel profumo di gomma quando entravi al palazzetto, quei lontani scricchiolii delle scarpe, lo speaker che diceva PROVA,PROVA, l'odore dei popcorn all'intevallo,e le tende lasciate aperte per accecare l'avversario di turno, hanno oggi un sapore epico, e NESSUNO ce li potrà mai togliere... scusate lo sfogo, ma penso che tanti capiscano.

mercoledì 11 giugno 2008

Popò di foto dé

Ancora Palearidametàcampo ci delizia con questa bellissima foto di un vecchio derby.

A chi riesce a dirci nell'ordine i nomi e cognomi e i punti segnati di tutti i giocatori nella foto, il numero e la marca delle scarpe e dei carzini di ognuno, l'anno, il giorno, il risultato finale e quello parziale di metà tempo, il numero di spettatori sugli spalti, il numero di poppe e gelati venduti e già che ci siamo ci portate anche un po' di culo coi pinoli "ircanestroerabono" regala in esclusiva la copia (farza e tarmata) del costume di Chewbacca indossato da McNamara in StarWars nell'83, più una gita allo zoo di Pistoia in groppa a Pietrini in cerca di giraffe. Da fassi venì la sciorta dalla goduria.

lunedì 9 giugno 2008

Dan Peterson ricorda l'Ingegner Boris

Nella sua rubrica su basketnet.it, Dan Peterson ha inserito il grande Gilberto Boris tra I Giganti del Basket. Notate che Dan ricorda il mitico canestro di Paleari da metà campo ("Mi fa male ancora pensarci").
Ecco il profilo tracciato da Peterson:


Ing. Gilberto Boris (nella foto tra il pubblico accanto al figlio Riccardo). Il basket a Livorno ha avuto diversi grandi personaggi, uomini di grandissima importanza nella storia del basket italiano: allenatori come Kako Benvenuti e Otello Formigli; giocatori come Dado Lombardi e Sauro Bufalini. E' certo che sto dimenticando qualcuno ma quei quattro nomi sono abbastanza da rendere l'idea di ciò che voglio dire. Insieme a loro, bisogno mettere il nome dell'Ing. Gilberto Boris, il deus ex machina della Libertas Livorno per oltre 30 anni, anche se non ha mai voluto il titolo di Presidente, bensì quello di Procuratore Generale oppure Amministratore Delegato. Ma non si sbaglia: il capo era lui.

Come tutti i dirigenti dell'epoca, è entrato nel basket per passione. E' venuto poco dopo l'inizio del basket a Livorno, almeno al livello di grande organizzazione, nel 1956-57. Ha guidato la squadra tra promozione e retrocessioni all'inizio, anche il passaggio dai campi aperti a quelli coperti nel 1959-60, e ha saputo arrangiarsi andando ai "Pallini" di Livorno, fabbrica di 'pallini' di caccia! L'anno dopo, 1960-61, aprono il palazzetto in Via dei Pensieri, capienza ... 700. Tempi eroici, insomma, e l'eroe principale era l'Ing. Boris. Lo stesso anno, il lavoro con i giovani dà risultato: Scudetto Juniores, battendo il Simmenthal Milano in finale.

Dopo lunghi anni di costruzione, in 'Prima Serie,' nel 1965-66, raggiunge la prima promozione in Serie A. Ai tempi, era una cosa fragile per le squadre neo-promosse. Infatti, dopo due anni in A, il ritorno in B dopo il 1967-68. Due anni più tardi, un'altra promozione, con grande fatica, ma con ragazzi da Livorno e dintorni, molti dal loro vivaio. Ha ruotato diversi allenatori: Otello Formigli, Silvio Gatti, Mauro Baroncini. Poi, lo spareggio con Ciecchi Biella e Virtus-Norda Bologna nel 1970-71, con la delusione di un'altra retrocessione. Ma l'Ing. Boris non molla e apre il palazzo in Via Allende, 4200 posti, nel 1976-77 e sfiora la promozione in A-2.

Nel 1980-81, torna in A, in A-2 per l'esattezza. Si salva con il 12° posto. Nel 1981-82, la Libertas Livorno fa il primo playoff, facendo il 4° posto in A-2, poi incontrando la Virtus Bologna negli ottavi, dov'è uscita. Nota personale: Nel 1982-83, Livorno non fa il playoff ma ci costa (noi, Olympia-Billy Milano) lo scudetto, sbancando il Palalido per un punto con un canestro da 20 metri da Roberto Paleari, con il grande Ezio Cardaioli in panchina. Ci è costato primo posto e scudetto. Mi fa male ancora pensarci. Nel 1983-84, ancora i playoff, fuori nei quarti con Cantù dopo avere vinto gli ottavi con Rimini. Ormai, 25 anni di lavoro stanno dando risultato.

Nel 1984-85, playoffs ancora, uscendo con Caserta negli ottavi. Poi, arriva Alberto Bucci come coach. Fanno gli ottavi nel 1985-86; ottavi nel 1986-87; ai quarti nel 1987-88; poi il capolavoro. Libertas-Enichem Livorno fa il 2° posto in A-1, poi la finale contro l'Olimpia - Phillips Milano, fino a Gara 5, con polemica alla fine: valido o non valido il canestro di Andrea Forti allo scadere del tempo? Qualcuno dice che Livorno era Campione d'Italia per sei minuti, poi la doccia fredda. Ma non cambia il fatto che l'Ing. Gilberto Boris, poi uscito nel 1990-91. Le pagine scritte da lui rimangono come patrimonio per il basket labronico, un monumento che vive ancora.

Dan Peterson

domenica 8 giugno 2008

Mike D'Antoni: I libertassini ti odieranno per sempre. Da un articolo tratto dal Corriere della Sera!!

Fantozzi anche in finale ti fece vedere i mostri.

- Corriere della Sera -
Il primo giorno di scuola è un bel macello: una casa da trovare («Diavolo che prezzi... ». Ma dai, Mike, con 6 milioni di dollari a stagione...), volti da conoscere, un orizzonte da fissare a nord di New York, dove i Knicks di basket hanno campo d'allenamento e uffici, in comune con i cugini dell'hockey e del baseball. Chi lavora per le squadre «pro» di New York, vive qui, in un «nulla» affogato nel verde. Manhattan è a un'ora di auto e ci si va giusto per le partite al Madison. Mike D'Antoni è appena giunto da Phoenix, con baracca e burattini. Dopo le ottime stagioni e il «quasi trionfo» in Arizona alla guida dei Suns, cercherà di svegliare la bella addormentata del basket e di addentare la Grande Mela, che da 35 anni, avvelena chi la morsica. Mike D'Antoni è alla Sfida della carriera? «Non più di quelle affrontate a Milano e a Treviso. O a Phoenix». Bill Bradley e Mike D'Antoni: tra l'Olimpia e New York c'è un filo che passa attraverso due simboli del basket di Milano? «È vero. Ma non conosco Bradley di persona, spero di farlo presto, mi gaserebbe». Si sarebbe mai immaginato di arrivare così in alto? «La Nba nemmeno la sognavo ». La cucina di casa, la mamma che riceve Ethel Kennedy durante la campagna elettorale di Jfk, le riunioni di famiglia davanti al tavolo da pranzo: è vero che molto della sua vita si è deciso lì? «Sì, la mamma era un'attivista. La sua vivacità è stata contagiosa ». D'Antoni, dunque, è di fede democratica. «Non posso sbilanciarmi, sennò i repubblicani di New York mi ammazzano. E poi a Phoenix avevo a fianco McCain, che veniva a vederci». Citiamo suo fratello Dan: «C'è chi ama guardare le montagne e chi preferisce scalarle: Mike le scala» . «Ci sta, rende l'idea». La sua forza è divertirsi a fare il contrario di quanto fanno gli altri. «Non è voluto, non mi sento fenomeno. Ma per principio non accetto le cose senza ragionarci sopra». Lei ha un merito: non etichetta mai un giocatore. «Sì, è la lezione imparata dal basket europeo. Ha usato proprio me: in America ero considerato un realizzatore scarso, a Milano sono diventato il miglior marcatore di ogni epoca dell'Olimpia». I Knicks hanno vinto appena 23 partite: come si fa a non sudare freddo? «Basterà vincerne... 24. No, la paura viene dopo. Noi abbiamo più talento di quel che sembra, lo scoverò. Però ripassate a dicembre, magari mi vorranno sparare addosso... ». Phoenix un'incompiuta? «No. Abbiamo giocato bene, mi sono tolto delle soddisfazioni. Dicevano che non saremmo durati. Ho smentito tutti, anche se è mancato l'ultimo tassello: il titolo Nba. Finalmente i detrattori hanno trovato qualcosa che dà loro ragione. Forse, vincere lì non era possibile ». Ai Suns soffierà Steve Nash, il suo allenatore in campo? A New York gioca con amici in una squadretta di calcio... «Così Steve starà un po' con noi e un po' con loro? (risata). Comunque, è impossibile: Nash rimane dov'è ». Tra un anno prenderà LeBron James: è vero? «Non parlo di giocatori sotto contratto» (ma la smorfia sotto i baffi fa capire tutto). Allora confessi: nel draft sceglierà Gallinari. «Vittorio? Troppo vecchio. E poi non segna mai...». Ma no, il figlio: Danilo. «Se ha il cervello e il cuore del padre, certo che potrei prenderlo. Ha classe ed è uno dei sei-sette giocatori che stiamo valutando: Danilo sarà scelto tra i primi dieci e noi saremo i sesti a chiamare...». L'italianità di D'Antoni si è smarrita? «Per nulla. Semplicemente non ho tempo di pensarci. Ma sono in debito con l'Italia: mi ha cambiato, non potrò mai allontanarmi da essa; un giorno magari torno a viverci». Lo sa che Giorgio Armani sta comperando l'Olimpia? «Ho sentito. Meno male, almeno ci si vestirà bene...». Prima dei Knicks, però, arriveranno i Giochi. «Farò di nuovo il vice. A Pechino portiamo sia James sia Bryant, il meglio del meglio. Ma non sarà facile». Quanto pensa che la lasceranno respirare a New York? «Due o tre partite non me le leva nessuno». E se le tireranno le pietre? «Dopo che hai giocato a Livorno, non temi più nulla ». Crede davvero al titolo Nba? «Non ora. Sarà nostro entro quattro anni». Flavio Vanetti

venerdì 6 giugno 2008

QUIZZE: LIBERTASSINI DOCCHE??

Grazie a Palearidametàcampo, possiamo riavviare la nostra esagerata rubrica. "SEI UN LIBERTASSINO DOCCHE? O UN PIELLINO FAVAMOSCIA?"

Chi è questo ber bimbino?


Paleari mette in palio "una gita sui fossi in battello in compagnia dell'onorevole Gary Becker, sindaco di Racine e all'amico Donnie Snow assessore ai ghiaccioli e ai pinguini con delega ai cocomerai". Noi aggiungiamo un set di shampini antiforfora ricavato dagli sputi libertassini a Lanza nell'ultimo derby amarcorde. Roba fine.
ps: un premio spetterebbe di diritto anche all'anonimo autore del commento n.14 di due post fa . Lo ricopiamo per dargli il giusto tributo: "finalmente è online il nostro nuovo blog! Piellini abbonadonate questo blog del cazzo! Sfogatevi sul nostro nuovo blog! Cliccate qui"
Quiz risolto da un anonimo libertassino: il giocatore misterioso è Andy Russo, il mitico coach del dopo '89 che Fantozzi definì bono (forse) per allenare giocatori di scacchi...

SCUSA MERDA SE TI CHIAMO PL.

ECCO UN ALTRO VIDEO "TREMOLANTE" DEL DERBY REVIVAL 2008. SI TRATTA DELLA PRESENTAZIONE DELLA LIBERTAS! ABBIAMO ANCHE VIDEO RIGUARDANTI L'ENTRATA DELLA PL, IL SALUTO DI ADDISON E L'ENTRATA IN CAMPO DI MATTEO LANZA. SICURAMENTE I PIELLINI SARANNO IN POSSESSO DI QUESTI VIDEO, QUINDI NON LI METTIAMO!....E SE NON CE L'AVESSERO......CAZZI SUA! UN SOLO GRIDO: SERIE D!

mercoledì 4 giugno 2008

Ragionate piellini ragionate...

(da Iutub)

martedì 3 giugno 2008

Che ne pensate delle dichiarazioni di questo articolo?

Sul Tirreno del 1 giugno è uscito l'articolo che riproponiamo qui sotto. Che ne pensate delle dichiarazioni di Bucci e Dell'Agnello? Quelli che erano al derby erano tutti malati di nostalgia o ci sono anche altri problemi? Bastano un gruppo di giocatori che lotta e dà l'anima per far dimenticare i tempi dei derby? Sieti di quelli che dicono "meglio un derby in promozione che una A senza passione" o di quelli che vanno al PalaPuppa e sperano nella rinascita di LL e PL? Dite la vostra.


Malati di “derbyte” acuta. La seconda edizione della sfida amarcord Libertas-Pallacanestro ha ribadito che c’è tanta gente ancora disposta a vivere di ricordi, aggrappata come scimmie all’albero delle banane a quei tempi meravigliosi. I migliori anni della nostra vita, direbbe Renato Zero. Ma nella vita bisogna anche crescere, guardare al presente, scavare in fondo alle proprie sofferenze (in questo caso sportive) e trovare la forza di ripartire.

«Se una città vuole rinascere deve puntare anche sullo sport», diceva alla vigilia del derby nostalgia Alberto Bucci. Uno che ha vissuto la stagione d’oro di Livorno e si rende perfettamente conto che questa città avrebbe ancora molto da dare alla palla a spicchi. «Bisogna costruire un progetto serio e pubblicizzarlo nei luoghi e nei tempi giusti - istituzionali, economici e sportivi - creare un’identificazione fra città e squadra, mandare i giocatori in giro a farsi conoscere, nelle scuole, nei ritrovi dei ragazzi, dovunque batte il cuore della città. Se vai subito dai grandi imprenditori a bussare a soldi loro si chiuderanno a riccio, se invece parti con quello che hai - e mi sembra che uno zoccolo duro dentro la nuova società esista - devi lavorare al meglio per renderti credibile, far parlare di te, divulgare un messaggio positivo. E allora sono convinto che anche le porte blindate si apriranno, l’ambiente ti verrà dietro. Senza promettere subito la luna o il ritorno immediato in serie A. Basta solo essere sinceri, illustrare alla gente i piani aziendali, parlare chiaro. Ma deve esserci un programma serio, non vivere alla giornata. Lo sport in ogni città è un biglietto da visita importante, e il basket a Livorno può ridiventarlo».

Parole che si scontrano con l’eterno problema dei soldi e con la muraglia cinese dei nostalgici, ma i quattromila spettatori presenti la domenica al PalaAlgida qualcosa vorranno pur dire. Sandro Dell’Agnello, uno che ha attraversato l’età dell’oro e oggi vive gli anni del pane e salame, ribadisce il concetto. «Le mie impressioni sul derby amarcord? Un evento bello dentro un’atmosfera unica - dice l’ex guerriero PL oggi coach della TDshop -. E’ piacevole ritrovarsi fra vecchi compagni e avversari: la partita, invece, è fine a se stessa, con venti cadaveri che camminano per il campo...Dispiace poi che di quella gente che venerdì era al PalaMacchia pochissima venga a vedere la squadra di Legadue. La mia ricetta? Costruire un minimo di continuità e di identificazione tifosi-squadra e viceversa.

Bisogna mettere insieme un gruppo di giocatori che lotta, dà l’anima, che dimostra attaccamento alla maglia come penso siamo riusciti a fare nel campionato appena concluso. Quello che non aiuta, nel basket moderno, è che le squadre di fascia bassa, costrette a operare fra terze e quarte scelte, ogni anno cambiano praticamente in blocco facce e giocatori. La gente si disorienta, appena comincia a identificarsi in un leader lo vede subito partire. Se si riuscirà a frenare questa tendenza sarà già un passo avanti. E ai nostalgici dico una cosa: i tempi di Enichem e Allibert sono stati bellissimi, ma non tornano più. Il passato è passato. Mai come ora la squadra della città è Basket Livorno, un’entità nuova, autonoma, non è figlia della Libertas né della Pallacanestro. Chi ama la pallacanestro dovrebbe prenderne atto e ripartire da questo teorema».

Renzo Marmugi

Sua Maestà. Il più grande di tutti.

Sua Maestà. Il più grande di tutti.

Una squadra magica!

Una squadra magica!

Indimenticabili!

Indimenticabili!

Sbandati! Il grande tifo gialloblù!

Sbandati! Il grande tifo gialloblù!