Chiuso il sondaggio sugli stranieri della LL, butto giù una panoramica sulle coppie USA viste in maglia Libertas. L'ho costruito a pezzi e bocconi col materiale che avevo: se avete cose interessanti da aggiungere (aneddoti, foto, link) o errori da segnalare scriveteli nei commenti e cambio o aggiungo.
Dopoguerra. La Quinta Armata USA "Divisione Buffalo" del colonnello Kait assieme alla libertà recapita ai livornesi anche un pacco di novità seducenti. Si sognano gloria e fortuna a ritmo di
jazz, masticando
chewing-gum, fumando
luke-strike e... giocando a
basket.
In quel clima bollente, tra strazio e gioia incontenibile, inizia la storia d'amore tra Livorno e il basket e tra i livornesi e i suoi
strangers. L'atto di nascita della Libertas è firmato il 1° novembre 1947. Da Camp Darby, nei campetti in terra battuta, coi tabelloni in legno, e i campi a forma di lampadina il "guru" nero dell'Arkansas,
Elliot Van Zandt (foto), predica i
foundamentals e
Jimmy Strong (
foto, in maglia Gira) li mette in pratica. Con questi maestri i livornesi imparano in fretta.
Ma la prima vera coppia a stelle e strisce della storia LL non lascia granch
é ai posteri. E' il 1952: come oggi la Libertas milita in C. Tra i militari di Camp Darby si scovano due bianconi: il play
Bill Grigson e il pivot
John Kirshner. Comparse o poco più. Si rimane in C. Stessa storia l'anno dopo. Arriva una coppia (
nella foto) da "fumetto":
Mark Alden (
a sinistra) in America lavora per la Walt Disney,
Roger Ruth è professore di lettere. E di sicuro lavorano meglio alla scrivania che in palestra...
Dopo i passaggi dei "single" Allen, Rajkovic, Bartolome per trovare una coppia USA bisogna arrivare agli anni '80. Stagione 1981-82: primo anno di A2 dopo lunga assenza. L'ingegner Boris e la
new entry D'Alesio, con Ezio Cardaioli in panchina, fanno le cose in grande: ecco Gary Cole-
Abdul Jeelani, il Julius Erving italiano, (che qui non ha bisosogno di presentazioni) e dalla Recoaro Forlì
Rudy Hackett, ex stella della Syracuse University con comparsate in NBA nei Nets e nei Pacers, oggi famoso perché padre del
Daniel stellina azzurra. Quarto posto e A1 al primo colpo. Hackett, newyorchese di Mont Vernon, è spalla perfetta per Abdul. Con un fisico da bronzo di Riace, porta in dote punti (455) e rimbalzi (293) e tanto lavoro sporco in difesa. Jeelani, ovvio, chiude la stagione da assoluto protagonista: primo marcatore (923) e primo rimbalzista (395) della Libertas, tira giù anche una marea di stopponi (55).
Stagione seguente. Hackett emigra nelle Cantine di Reggio Emilia (altra
promozione). A far da comprimario alla "mano di maometto" ecco il 31enne di S. Francisco
Kevin Gilbert "Big Bird" Restani. Una vita da gregario in Nba, una
decina di stagioni tra Milwaukee e San Antonio: Restani alla Libertas forma una coppia super con Abdul. Il gioco di Big Bird, che oggi insegna basket in un high school californiana, è un po' la fotocopia di quello di Hackett: qualche buon punto e tanto lavoro duro a spazzolare i tabelloni. Con la coppia in rima per la Peroni ecco due stagioni d'oro (9° posto la prima, 5° la seconda) poi l'impensabile go-down dell'84-85 con Primo e Suggi. La retrocessione in A2 segna anche la fine del matrimonio della LL con Abdul che chiude con 2994 punti le sue 4 incredibili stagioni. Rimane Restani, a cui verrà affiancato una "controfigura".
Nel primo anno di Alberto Bucci, sponsor Cortan, a rimpiazzare Abdul arriva appunto quel
Mark McNamara di cui abbiamo già ampiamente
parlato. Più famoso per le apparizioni nei film di successo, il bisonte bianco di San Jose arriva con ottime credenziali a sostituire il gettonaro brasiliano
Israel, ma riparte l'anno dopo nell'indifferenza generale. A tirare la carretta per l'immediato ritorno in A1 ci pensano Fantozzi, Tonut e Forti e soprattutto la costanza e concretezza di
Kevin Restani che chiude la stagione '85-86, la sua ultima in maglia LL, con buone
cifre.
Si riparte per l'A1 ('86-'87) e si cambia di nuovo tutto. Arriva un
o sponsor di stato, arriva il gialloblu sulle maglie, ma arrivano anche una girandola di "pacchi" clamorosi. Primo della lista è l'israelo-americano
Gary Plummer che, presentato in pompa magna all'Hotel Continental di Tirrenia, viene rispedito al mittente prima di esordire nel torneo precampionato "Trofeo Cassa di Risparmi" a causa di un ginocchio decisamente troppo gonfio. Plummer viene rimpiazzato in fretta e furia dal secondo "pacco" della stagione: il gettonaro
Les Craft, l'americano che ha già fatto un "figurone" alla JollyColombani Cantù, buono spalmato sul pane ma non sul parquet. A sostituirlo il terzo semi-pacco col nome da pirata,
Jeff Cook. Questa la notevole descrizione che di lui fece Dario Colombo: "Alla fine il crack non arriva e Bucci è costretto ad accontentarsi di Jeff Cook, americano che assomiglia a un filandese e che, ad essere maligni, gioca come un filandese, cioè maluccio, finendo anche per coinvolgere il povero Rod Griffin, che pure riesce a fare pentole e coperchi: ed il campionato si trasforma in una sofferenza". Proprio
Rod Griffin, dopo 7 stagioni a Forlì, indovina una buonissima stagione condita da medie di 17,5 punti e 7,7 rimbalzi. Si chiude 7°:
Gaetano D'Alesio diventa presidente, per il quarantennale Libertas si cambia di nuovo tutto.
E' l'anno di Johnson-May. Sembra che si debba spaccare il campionato.
Lee Johnson da Plummerville (Arizona) arrivava dal Maccabi finalista di Coppa Campioni,
Scott May, è reduce da quasi un anno di infortunio nelle file del Bancoroma. Eppure May veniva da buone
stagioni nei pro coi Bulls (draftato nel 1976) e i Bucks e aveva fatto vedere ottime cose con la Berloni Torino. I 34 anni di May e i 31 di Johnson si fanno sentire: la coppia USA fa cose discrete, ma Scott non è più quello di Torino, Lee mette su buone cifre (chiude con 20.4 pt e 11.4 rb) ma non è più il giocatore visto a Napoli o Tel Aviv. Chissà se qualcuno si ricorda di
Sean, marmocchio di 3 anni, figlio di May, che oggi porta avanti l'eredità di Scott in Nba confezionado
buone cifre con gli Hornets. Nell'88 comunque, anche a causa dell'infotunio di capitan Fantozzi, chiudiamo al 7° posto, uscendo al primo turno play-off col Bancoroma.
E veniamo all'anno della macchina (quasi) perfetta. La dirigenza Liberta
s tira fuori dal cilindro la coppia
Alexis-Binion destinata a rimpiazzare nei cuori dei libertassini i mitici Restani-Jeelani. Eppure il pedigree del nuovo duo
colored non era affatto stellare, anzi, sulla carta sicuramente peggiore di Johnson-May.
Joe Binion, semisconosciuto black di Rochester aveva nel curriculim due anni in CBA, 11 partite in Nba a Portland e un campionato in Israele: fu firmato addirittura come gettonaro in attesa dei tagli Nba di novembre. La sagacia di coach Bucci indovina l'alchimia giusta: Joe è un centro atipico, agile,
rapido, rimbalzista coi fiocchi che si lega alla perfezione col gioco del principe
Alexis. Re Wendell ha già una storia importante: prodotto di Syracuse viene dal grande Real Madrid vicecampione di Spagna: carattere schivo, in campo è una spettacolo elegante e perfetto. E' giocatore all-around: guardia e lungo, rimbalzi e bombe da 3. La coppia d'oro confeziona capolavori fino a marzo '89. Un filotto di 4 sconfitte consecutive: nell'ultima, 12 marzo, Reggio Emilia, Binion esce di testa e rifila un cazzottone a una vetrata. Taglio dei muscoli e fuori per il resto della stagione. Come proseguì la stagione con il biondo
David Wood da Spokane, lo abbiamo già ricordato in questo
post.
Archiviata l'incredibile stagione dello scudetto rubato, la coppia delle meraviglie Alexis-Binion si rivede anche l'anno dopo in maglia Enimont. Ma ormai il giocattolo si era rotto: via coach Bucci, dentro lord Andy Russo, sicuramente buono stratega (sì, ma a scacchi), e la macchina si rompe. Cifre e statistiche assomigliano a quelle dell'anno passato, ma il risultato cambia eccome.
E dell'ultima triste stagione della Libertas in serie A ('90-'91) ci rimane nella mente solo l'infinito tiramolla sulla stampa di capitan Fantozzi. La spada di damocle dei problemi societari a incombere sempre su un gruppo dalla serenità perduta (D'Alesio lascia a dicembre). E il nero sbiadito del grissino
Anthony Jones a rimpiazzare (povero lui) il grande Wendell emigrato a Siena e a far coppia con l'ultimo
Binion (non era più lui) visto a Livorno. Per non parlare di quel fenomeno che fu
Marc Plansky.
Coppie a stelle e strisce: romanzo lungo, non a lieto fine, ma a cui speriamo qualcuno voglia presto aggiungere nuovi capitoli.
Alcune foto e dati di questo post sono tratti da "Libertas Livorno, 40 anni di canestri". Grazie a David66 per la foto di Van Zandt, a Marco.b1 per la foto di Alexis-Binion, a Onda d'urto per quella di Wood